Sidio Corradi nella lunga intervista rilasciata al Secolo XIX ha parlato della sua emozione ad essere tornato sotto la Nord “Voglio ringraziare la società Genoa, Zangrillo, Blazquez e Ricciardella per avermi fatto questo regalo. Non mi sono messo a piangere e ho cercato di resistere alle emozioni come mi aveva consigliato il mio cardiologo. Facevo fatica anche a camminare…”, racconta l’ex attaccante e tecnico delle giovanili rossoblù che convive da tempo con una malattia “che si può curare ma da cui non si può guarire”.

Nei giorni scorsi aveva rivolto un appello via social al presidente del Genoa Alberto Zangrillo per poter fare una foto insieme a lui, sotto alla Nord, nella partita contro il Cagliari, “sarebbe il mio ultimo desiderio dopo 50 anni di Genoa, 7 circa da calciatore e 42 da istruttore del settore giovanile”.

Qual è il ricordo più bello dell’altra sera?
“La gente, che ho sentito proprio con me. Non mi aspettavo un’accoglienza del genere da parte dei ragazzi più giovani che non mi avevano mai visto giocare e mi avevano già invitato una volta allo stadio. Probabilmente i loro nonni gli avranno parlato di me: “Quello era il nostro goleador””.

Col presidente Zangrillo cosa vi siete detti prima del vostro incontro?
“Quando mi ha visto, ci siamo abbracciati. Già un’altra volta mi aveva raccontato che da ragazzo andava a vedere le partite del Genoa dal Righi e c’era un giocatore coi capelli lunghi, biondi, che sembrava un cavallo pazzo e che lo aveva fatto subito innamorare. Ero io”.

Cos’ha pensato mentre andava verso la Nord?
“A 79 anni ritrovarsi davanti alla gradinata e sentire i tifosi scandire il tuo nome, leggere quello striscione sono tutte cose che fanno bene. Mi è sembrato di tornare indietro di 50 anni”.

In quel momento l’è venuto in mente qualche suo gol?
“Sì, quello segnato di testa al Lecco sotto alla Nord l’anno della promozione in Serie A nel 1973. Eravamo già promossi dopo il pari di Monza, ma allo stadio quel giorno c’erano 55.000 spettatori”.

Contro il Cagliari il Genoa le ha regalato la serata perfetta: vittoria con tre gol. Qual è quello che le è piaciuto di più?
“Il gol di Gudmundsson frutto di un’azione tutta di prima: lo vedi fare solo alle squadre di Guardiola e Sarri. In realtà io non l’ho visto allo stadio, ma in televisione perché a inizio secondo tempo il mio medico mi ha visto un po’ provato e sono tornato a casa. Ma sono felice di aver portato bene al Genoa”.

Nel Grifo attuale c’è un giocatore alla Corradi?
“In questa squadra non c’è un giocatore con le mie caratteristiche. L’unico che mi assomigliava un po’ era Marco Rossi che eguagliò il mio record segnando in A, B, C e in Coppa Italia. Sono felice che sia stato lui a farlo”.

L’ultima di campionato il Genoa ospiterà il Bologna con cui lei vinse uno scudetto nel 1964 giocando una sola partita contro la Fiorentina. Il 26 maggio verrà di nuovo al Ferraris?
“Spero di stare bene e di poter venire. Nel caso, porterò la medaglia dello scudetto. Devo ringraziare Fulvio Bernardini che mi diede la possibilità di giocare al posto di Pascutti squalificato, poteva scegliere altri giocatori visto che io provenivo dal torneo De Martino. Mi fece giocare a sinistra anziché a destra e il mio marcatore, Robotti, mi fratturò subito il mignolo. A Bologna ho vinto uno scudetto, ma la cosa più bella per me rimane il Genoa. Per questa maglia ho sempre lottato”.