
Non solo la penalizzazione in classifica, il club rossoblù avrebbe potuto rischiare l’eliminazione dalla Serie B
Con il caso Irpef, il Genoa ha rischiato molto più che una “semplice” penalizzazione in termini di punti in classifica. Quanto scrive la Gazzetta dello Sport di stamattina, a causa del mancato rispetto della scadenza del 16 dicembre era stata aperta un’inchiesta e chiesto al club rossoblù di preparare una memoria difensiva nel giro di 20 giorni per difendere la propria posizione. Alla fine si era trattato di un errore in “buona fede” da parte del club che aveva si dimostrato di poter garantire la copertura del pagamento, ma l’aveva fatto in modo erroneo (dopotutto nessuno dubitava della solidità dei 777 Partners). Nonostante il Genoa si ritenesse nel giusto, ha deciso per un patteggiamento che ha portato alla sanzione di un singolo punto in classifica, ma il rischio era ben superiore.
Il problema riguardava anche la prossima scadenza (prevista per il 16 febbraio e poi fatta slittare al 16 marzo). Non potendo più aderire alla norma «salvacalcio», il Genoa avrebbe dovuto pagare in toto i 21,8 milioni di debito, oppure avrebbe dovuto trovare (in tempi ristretti) un accordo diverso con l’Agenzia delle Entrate. La cosa è andata per il meglio, con il Vecchio Balordo che è rimasto nei tempi trovando un accordo tradizionale un po’ più costoso (5,8 milioni in più). Questo però si è rivelato fondamentale, in quanto se non fosse stata rispettata tale scadenza, il club avrebbe subito l’esclusione dal campionato. Tutto questo per un problema tecnico e non di liquidità.
