Il Secolo XIX ha intervistato il capitano del Genoa Women Giada Abate che è tornata in campo dopo 371 giorni. “Non vedevo più la luce, pensavo non finisse più”.
Quando è iniziato l’incubo?
“Il 12 marzo dell’anno scorso giocavamo a Roma contro la Lazio, ho subito un intervento in scivolata da dietro e ho sentito un dolore lancinante al ginocchio, come una corda che si spezzava. Ho capito immediatamente che era qualcosa di grave ma ho sperato di sbagliarmi. Invece il responso è stato durissimo: rottura completa del crociato e lesione del menisco”.
Da marzo a marzo, un anno senza calcio. E senza Genоа.
“Pensavo di rientrare già ad ottobre ma mi avevano subito spiegato che avrei dovuto attendere il 2024, vista la gravità dell’infortunio. Attendere così tanto è stato difficilissimo, da capitana non ho avuto la possibilità di partecipare al ritiro perché dovevo restare qui a fare fisioterapia: la squadra si stava formando e io non potevo esserci, dura da accettare”.
Com’è stato il ritorno in campo?
“Avevo già vissuto l’emozione del primo allenamento, non correvo sul campo da tanto tempo e le compagne facevano i turni per venire a fare uno scatto con me per darmi forza. Ritrovare la condizione è stata dura. Poi a Tavagnacco c’è stata la possibilità di entrare, il mister mi ha chiamato dalla panchina e a quel punto non ho capito più nulla, vedevo tutto sfocato. Ho intravisto solo i nostri tifosi e la loro coreografia, poi l’applauso delle mie compagne”.
Cosa le ha detto il mister Filippini?
“Mi ha chiesto se ero emozionata. Io: “Mister, è un anno che non gioco… E poi:
“Giada, dai che sai giocare a calcio, vai a metterti davanti alla difesa”.
Le sue compagne la prendono in giro per i suoi “piantini”
“Me ne sono fatta uno a fine partita. Che ci posso fare, sono emotiva…”.
Questi mesi Giulia Tortarolo, sua compagna prima di squadra e adesso anche nella vita?
“Fondamentale, auguro a tutti di avere accanto una persona come lei. Mi ha aiutato, spronato, consolato quando stavo male e pensavo di mollare tutto. Anche per lei non è stato un periodo facile, la sua avventura con il Genoa è finita e per lei, genoana come me, é stato un grande dispiacere. Avrei voluto riuscire a consolarla ma non ce la facevo. La ringrazierò per sempre, è parte della mia vita”.
Dopo questa esperienza sogni e obiettivi sono cambiati?
“No, sono sempre gli stessi. Giocare per sempre con il Genoa e poi giocare un giorno un derby al Ferraris. Con lo stadiopieno”.
Il calcio femminile ce la farà in Italia a riempire uno stadio?
“All’estero già accade, succederà anche qui. Serve solo un po’ di tempo.”