Gilardino e De Rossi, il nuovo che avanza: profili a confronto

Alberto Gilardino e Daniele De Rossi, due allenatori in rampa di lancio che si assomigliano più di quanto si possa immaginare

Gilardino de rossi

Amici da una vita, nemici per una notte. Con tante differenze da giocatori, ma altrettante analogie nel loro nuovo corso da allenatori. Alberto Gilardino e Daniele De Rossi si ritroveranno all’Olimpico per sfidarsi alla guida rispettivamente del Genoa e della Roma.

Da giocatori sono stati insieme campioni del Mondo nel 2006, ma per il resto le loro esistenze di calciatori non si sono mai incorciate in maniera netta. Uno, De Rossi, centrocampista dall’intensità e dalla leadership spiccate che ha dato la vita per una sola squadra, l’altro, Gilardino, bomber di razza che ha cambiato diverse casacche in carriera, non smettendo, però, mai di segnare. Ma è quando smettono di giocare che le loro traiettorie iniziano ad intersecarsi.

Entrambi diventano tecnici con un percorso non convenzionale. De Rossi ‘studia’ da Mancini come collaboratore tecnico dell’Italia campione d’Europa nel 2021, Gilardino si butta a capofitto nelle categorie inferiori ma già come allenatore (rivelerà poi di averlo fatto per il desiderio di capire in fretta se per lui era il ruolo adatto). Dopo una breve parentesi da vice al Rezzato – in Serie D, Gila ne assume infatti la guida tecnica. Poi c’è il salto di categoria, alla Pro Vercelli, e la chiamata del Siena. Quest’ultima avventura non va bene ed arriva l’esonero. E qui c’è un’altra similitudine con il collega romano: De Rossi sceglie la SPAL, in Serie B, come prima panchina della sua carriera da allenatore. Ma la parentesi non porta i risultati sperati, neanche grazie all’acquisto dell’amico Nainggolan, e c’è l’avvicendamento con Oddo sulla panchina di una squadra che, a fine stagione, retrocederà in C.

La strada, per entrambi, sembra in salita. Ma al momento giusto arriva l’opportunità insperata. Per Gilardino capita nel dicembre 2022. Nel frattempo, dopo Siena, è diventato allenatore della Primavera del Genoa, che viaggia a gonfie vele. Altrettanto non si può dire della prima squadra di Alex Blessin, che rischia seriamente di rinunciare alla lotta per tornare in Serie A. Così, dopo aver analizzato molti candidati, la scelta ricade su Gila. Anche grazie all’endorsement del Presidente Zangrillo. Ed è la scelta giusta, perchè senza stravolgere l’ambiente, ma cambiando gradualmente assetto alla squadra e stabilendo un rapporto molto diretto e quasi ‘paritario’ con giocatori di poco più giovani di lui (come il capitano Badelj, di cui è stato compagno di squadra) conduce il Genoa in massima serie e, nella stagione successiva, lo salva.

Stessa cosa fa De Rossi quando la Roma esonera clamorosamente Mourinho e chiama un suo ‘figlio’ per risolvere la situazione. L’ex capitano mantiene un basso profilo. Ribadisce più di una volta di dover lavorare sodo per conquistarsi la fiducia degli addetti ai lavori. Impone il suo gioco ma senza cortocircuiti tattici. Chiama a sè i suoi ex compagni ed ora senatori Mancini, Pellegrini, El Shaarawy e Paredes perchè diffondano i suoi valori al resto del gruppo. La sua metodologia funziona poichè i giallorossi, che erano sprofondati al nono posto, sono ora in piena lotta per un posto in Champions League. E – ultima similtudine – si è guadagnato la riconferma da parte della sua società, così come l’ha guadagnata Gilardino, con il lavoro sul campo e i risultati, che lo porteranno a firmare a breve un rinnovo biennale con il Grifone.

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