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I pescatori di Boccadasse: “La piattaforma sullo scoglio risale alla II Guerra Mondiale”

Gli storici abitanti del Bordo, Galleano e Dodero, hanno raccontato la storia della base su cui dal 1974 è issata la bandiera del Genoa

Sullo scoglio di Boccadasse la storica bandiera del Genoa continua a non fare più da cornice del suggestivo panorama che offre la spiaggia. Dopo l’esposto alla Procura da parte degli ultras della Sampdoria, il vessillo è stato momentaneamente rimosso da Angelo ‘Lino’ Galleano e Federico Dodero, storici pescatori del Borgo ora pensionati di 87 anni e da sempre grandi tifosi del Grifone. Rappresentati dall’avvocato Michele Ispodamia, hanno raccontato il motivo della loro azione: “L’abbiamo fatto dopo aver saputo dell’esposto. Siamo anziani e non vogliamo avere problemi. La bandiera è issata sullo scoglio dal 1974 e nessuno, neppure i sampdoriani che vivono qui si sono mai lamentati o hanno mai chiesto la rimozione”. 

I due pescatori non sono indagati in quanto l’indagine non è stata ancora avviata, ma in ogni caso non esiste comunque un provvedimento che imponga di togliere la bandiera. Nell’esposto presentato alla Procura da parte dei due tifosi sampdoriani Bosotin e Comini viene evidenziato come la struttura in ferro che fa da piedistallo per la bandiera sia un illecito urbanistico ambientale. Galleano e Dodero fanno subito chiarezza, affermando come la piattaforma esistesse già dai tempi della Seconda Guerra Mondiale e fosse stata usata contro i nazisti: “Non abbiamo costruito nulla per issare la bandiera sullo scoglio di Boccadasse. La base era già presente da quando i nazisti stavano a Genova. I pescatori del Borgo l’avevano costruita di notte dopo che i tedeschi avevano minato la spiaggia e recintata con delle reti. In questo modo con una lenza fissa potevamo pescare e, di conseguenza, mangiare”.

I due pescatori aggiungono di essere in possesso dei documenti che confermino la loro storia e, come se non bastasse, da alcuni accertamenti emerge che non è la prima volta che un esposto simile finisce davanti agli occhi dei pm. Già due anni fa era successa una cosa simile e il caso era finito al pubblico ministero Fabrizio Givri che, dopo alcuni accertamenti, aveva ottenuto l’archiviazione del procedimento. Raggiunto dai microfoni de Il Secolo XIX, l’avvocato Ispodamia afferma: “Sono fiducioso su un’altra archiviazione, ai miei assistiti non sarà contestato alcun addebito”.

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