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Gilardino, parola d’ordine: duttilità

gilardino

Contro il Cagliari mister Gilardino ha cambiato nuovamente sistema di gioco durante la partita: ormai è una costante del suo approccio alle gare

Sono ormai molteplici i sistemi di gioco utilizzati da Alberto Gilardino da quando siede sulla panchina del Genoa. Contro il Cagliari è stata la volta del 3-4-2-1, cambiato poi a inizio ripresa con il ritorno alla difesa a 4 a causa dell’infortunio di Bani, per poi tornare ancora al tridente difensivo quando la pressione del Cagliari si è fatta intensa. Questa duttilità è ormai la costante dell’approccio alle partite di Gila, ripetuta come un mantra anche in tutte le dichiarazioni che riguardano aspetti tattici.

L’ultima invenzione: Criscito e Haps insieme

All’Unipol Domus, il Genoa ha concluso il match con una linea difensiva a 3 composta da Vogliacco, Dragusin e Criscito, con Sabelli e Haps sugli esterni. Una soluzione che sembrava dettata dall’emergenza (l’uscita di Bani all’intervallo è indubbiamente pesata), ma che – invece – si è rivelata interessante: Criscito ha dimostrato grande sicurezza agendo da braccetto – ma non è una novità – mentre Haps ha potuto occuparsi principalmente di spingere e, anche se non è riuscito a rendersi particolarmente pericoloso, lo spunto è sembrato buono.

Ed è per questo che – come riporta il Secolo XIX, contro il Cosenza, se Bani non dovesse farcela a superare il trauma alla spalla, il Grifone potrebbe adottare di nuovo questo sistema, con questi interpreti, stavolta dall’inizio. E poi, come al solito, cambiare a seconda di come si metterà la partita.

La posizione di Badelj

Anche Milan Badelj ha dovuto cercare una posizione alternativa per assolvere ai propri compiti da regista. Siamo abituati, infatti, a vedere l’ex Fiorentina abbassarsi tra i due centrali per impostare la manovra, ma solo con la difesa a 4. Nella partita di mercoledì sera, invece, Badelj ha dovuto farlo anche con la difesa a 3 per distaccarsi dai centrocampisti avversari che, seguendo i ripetuti ordini di Ranieri, facevano grandissima densità in mezzo intasando le linee di gioco. In questo caso, i due braccetti si allargavano in posizione da terzini e gli esterni andavano a farsi vedere più alti.

Il meccanismo, anche questa volta, è entrato con grande facilità negli automatismi della squadra, elogiata a più riprese dal tecnico rossoblù per la capacità di apprendimento, e potrebbe essere riproposto nelle prossime gare.

 

 

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